The sport must go on
- Martedì, 04 Marzo 2014 16:33
- Luca Fasano
- 1430
Io corro come il vento che soffia.
Fabrizio Bellucci era solo uno degli 11268 podisti che domenica scorsa hanno tagliato il traguardo della 40ª edizione della Roma-Ostia, la mezza maratona (21,1 km) più partecipata d'Italia e ormai una delle maratonine più famose al mondo. Fabrizio, 44 anni, tesserato per la società LBM di Roma, era anche uno delle migliaia di amatori che, per qualche giorno alla settimana, nei ritagli di tempo strappati alla famiglia e al lavoro, infilano maglietta, pantaloncini e scarpette, e sotto i primi pallidi raggi del sole o le incombenti ombre della sera, con la pioggia o con il vento, escono a correre sullo sterrato o sui prati di Villa Ada o di Villa Pamphili, lungo il Parco dell'Acquedotto alessandrino, o semplicemente sui sampietrini della città, cercando di sfuggire allo stress quotidiano, per la sola gioia di ritrovarsi con gli amici, di scambiarsi degli sfottò, di sentirsi vivi. Per Fabrizio, tutto questo è finito domenica scorsa, poco dopo aver tagliato il traguardo sul lungomare di Ostia, quando il suo cuore ha deciso di fermarsi per sempre, nonostante i disperati tentativi di rianimazione. Adesso si tornerà a polemizzare sui vantaggi e svantaggi della corsa amatoriale, sulla serietà dei controlli medici periodici, mentre qualcuno andrà a ripescare altri analoghi luttuosi episodi del passato, senza considerare che un evento del genere, in una manifestazione con più di 13000 partecipanti, non è scontato ma è, purtoppo, da mettere in preventivo. Resta tuttavia la tristezza per una morte che ha trasformato quella che doveva essere una mattinata di festa in un giorno di lutto. Eppure le caselle del mosaico di un successo annunciato c'erano tutte: oltre 11000 arrivati, compresa la neo-ministro della Difesa Roberta Pinotti, la vittoria del marocchino Lahbabi Aziz con l'ottimo crono di 59'25" (miglior prestazione mondiale stagionale sulla distanza), la presenza di Abdon Pamich che, a 80 anni (!), festeggiava i 50 anni dalla medaglia d'oro olimpica di Tokio, marciando sino al traguardo in 2h58'16". Ma "The show must go on": Lo spettacolo deve continuare, recita una frase tanto cara al mondo televisivo. Parafrasando, senza timore di passare per cinici o mancare di rispetto alla memoria di chi non c'è più, si può dire: "The sport must go on", perché chi ama veramente lo sport, deve continuare a farlo, come sicuramente avrebbe fatto Fabrizio. L'importante è non farlo in maniera esasperata, ma coscienti ognuno delle proprie possibilità e dei propri limiti.
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