Il monito del Papa
- Giovedì, 15 Agosto 2013 11:41
- Raffaele Ciccarelli
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Ha avuto un grande impatto il messaggio che Papa Francesco ha rivolto ai giocatori delle nazionali di Italia e Argentina nell’udienza precedente il match amichevole tra le due squadre e voluto proprio per festeggiare, nel nome dello sport, il nuovo Papa, notoriamente appassionato di calcio (tifoso del S. Lorenzo de Almagro).
Questo incontro è stato caratterizzato proprio dalle parole che il Pontefice ha rivolto al suo pubblico speciale, parole che sono condivisibili nella loro totalità, ma che soprattutto rappresentano un ideale manifesto su quello che dovrebbe essere il calcio in particolare, ma tutto lo sport in generale. Particolarmente significativi alcuni passaggi: “Voi, cari giocatori, siete molto popolari, la gente vi segue molto, non solo quando siete in campo ma anche fuori. Questa è una responsabilità sociale!”. Già questo primo punto è di impatto, diretto, senza giri di parole: chi gode della popolarità di svolgere un’attività che gli permette notorietà, ha una responsabilità sociale, deve ergersi ad esempio verso coloro che lo seguono. “Nel gioco, quando siete in campo, si trovano la bellezza, la gratuità e il cameratismo. Se a una partita manca questo perde forza, anche se la squadra vince. Non c’è posto per l’individualismo, ma tutto è coordinazione per la squadra”. Essendo il calcio uno sport di squadra, queste parole rappresentano l’esatto manifesto di come dovrebbe essere inteso: individualità al servizio del collettivo, così come dovrebbe essere in tutte le branche del sociale. “Queste tre cose si trovano riassunte in un termine sportivo che non si deve mai abbandonare: «dilettante», amateur. Uno sportivo, pur essendo un professionista, quando coltiva questa dimensione di «dilettante», fa bene alla società, costruisce il bene comune”. È questo uno degli elementi base che si è perso, o viene spesso dimenticato: quello di rapportare tutto ai guadagni dimenticando che fare sport, fare calcio è e deve essere soprattutto un divertimento, da affrontare con la professionalità che impone la realtà moderna, ma con lo spirito del dilettante, quello stesso che animava i primi pionieri della pedata. Segue poi un passaggio che può essere riferito a coloro che eccellono in qualsiasi disciplina, non solo sportiva: “Prima di essere campioni, siete uomini, persone umane, con i vostri pregi e i vostri difetti, con il vostro cuore e le vostre idee, le vostre aspirazioni e i vostri problemi. E allora, anche se siete dei personaggi, rimanete sempre uomini, nello sport e nella vita. Uomini, portatori di umanità”. È l’essenza del messaggio che deve essere chiara a tutte le persone di successo: non dimenticare mai la propria umanità, non pensare mai che i propri successi possano elevare a soglie di deificazioni che non appartengono all’uomo. Anzi, il raggiungimento del successo deve essere condiviso e rafforzare maggiormente il senso di umanità. È seguito, poi, un monito ai dirigenti del calcio, monito che indica la direzione verso cui si deve lavorare affinché esso mantenga le sue doti di sportività: “A voi dirigenti, vorrei dare un incoraggiamento per il vostro lavoro. Lo sport è importante, ma deve essere vero sport! Il calcio è diventato un grande business! Lavorate perché non perda il carattere sportivo. Anche voi promuovete questo atteggiamento di «dilettanti» che, d’altra parte, elimina definitivamente il pericolo della discriminazione. Quando le squadre vanno per questa strada, lo stadio si arricchisce umanamente, sparisce la violenza e tornano a vedersi le famiglie sugli spalti”. È un passaggio che non abbisogna di ulteriori commenti ma che dovrebbe essere tatuato nell’animo e nella mente dei nostri dirigenti calcistici, che rischiano di perdere di vista (se non lo hanno già fatto) i valori che può trasmettere il calcio, perdendosi in inutili beghe da cortile. Prima di chiudere chiedendo una preghiera anche per la sua missione, Papa Francesco si rivolge ancora ai calciatori: “Cari giocatori, vorrei ricordavi specialmente che con il vostro comportamento, sia sul campo sia fuori, nella vita, siete un punto di riferimento. Il bene che fate è impressionante. Per tante persone che vi guardano con ammirazione siete un modello, nel bene e nel male. Siate coscienti di questo e date esempio di lealtà, rispetto e altruismo. Anche voi siete artefici dell’intesa e della pace sociale”. Parole nel cui solco deve indirizzarsi il nostro calcio e lo sport in generale.
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