Il crepuscolo degli dei
- Giovedì, 19 Giugno 2014 20:30
- Ciro Ruotolo
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La gara valida per la fase a gironi del Mondiale brasiliano tra Spagna e Cile ha sancito la definitiva consacrazione della prima esaltante sorpresa del torneo e ha condannato gli uomini di Vicente Del Bosque a interpretare il ruolo della grande delusa deludente.
Negli ultimi anni, per una legge non scritta che sa tanto di maledizione, la squadra che solleva la Coppa del Mondo al cielo sembra destinata a far grosse figuracce nell'edizione successiva. Nel 2010 così è stato per la nostra Italia, vincitrice della Competizione solo quattro anni prima, nel 2006 è toccato al Brasile tradire le aspettative, nel 2002 è stato il turno della Francia , e quest'anno, il 2014, le Furie Rosse nelle prime due partite sono riuscite a incassare ben sette reti, segnandone solo una, su calcio di rigore, totalizzando zero punti. La Roja in queste due apparizioni ci è apparsa stanca, demotivata e priva di idee. Sul web impazzano le polemiche e gli sfottò: c'è chi attacca Del Bosque, chi i protagonisti scesi in campo, chi, da bravo anti-spagnolo, esulta per la fine di un ciclo, per la morte del Tiki-taka.
Ma a questo punto, una domanda sorge spontanea: la Spagna merita tutte le critiche, i vari attacchi, gli insulti e le offese che possiamo leggere in rete? Insomma stiamo parlando di una Nazionale che negli ultimi sei anni ha vinto tutto, contro tutti. Parliamo di una squadra che ha, probabilmente, espresso il calcio più affascinante dell'ultimo quarto di secolo. Dopo aver conquistato due Europei consecutivi, conditi, nel mezzo, dal primissimo trionfo al Mondiale della sua storia, tutta questa bagarre appare un po' fuori luogo, priva di ogni contestualizzazione: la Liga quest'anno è stata estremamente combattuta e aperta fino all'ultima giornata, come non capitava da tempo, in finale di Champions League ci sono arrivate due squadre spagnole (Atlético Madrid e Real Madrid), così come ne è arrivata una, il Siviglia,per poi trionfare, all'ultima gara di Europa League. C'è poi da considerare che, non a caso, la caduta dell'armata Roja, corrisponda con la fine della generazione dei fenomeni catalani del Barça: la nazionale iberica dei grandi successi, in ogni occasione, ha potuto contare sui grandi palleggiatori azulgrana e sul grande spirito di coesione che deriva dal convocare l'intera ossatura di una squadra di club. Purtroppo, però, il tempo passa, i giocatori invecchiano e se non c'è un sostanziale ricambio generazionale risulta quasi scontato un calo di risultati e prestazioni.
La cosa che più infastidisce, in tutta la vicenda, è l'ostinato atteggiamento a voler ricercare nelle defezioni della Spagna l'unico motivo di questo plateale fallimento. Così facendo si rischia di non riconoscere all'esaltante Cile tutti i grandiosi meriti che gli spettano. In un clima caldo e dall'incredibile tasso di umidità, la Rossa Sud-Americana è la formazione che più ha impressionato per la sua condizione atletica, che mista a grande fame di successo e invidiabile preparazione tattica, ha fatto della nazionale cilena la vera sorpresa del Torneo. Una realtà che in Jorge Sampaoli (argentino, tra l'altro), ha trovato il suo Bernardo O'Higgins Riquelme (generale e politico cileno, considerato il Padre della Patria). Una squadra grintosa e ben organizzata che, come secoli fa è accaduto, si ribella al dominio spagnolo e realizza qualcosa di incredibile: battere per la prima volta nella sua storia le Furie Rosse. Una macchina ben oliata: i ragazzi di Jorge sembrano muoversi all'unisono, sempre pronti al raddoppio, sempre pronti a ricompattarsi dietro la linea della palla per poi ripartire veloci. Non possiamo prevedere dove si fermerà l'ascesa di Arturo Vidal e i suoi ma, di certo, a partire dallo scontro diretto con l'Olanda, per la testa del Gruppo B, le soddisfazioni da conquistare con prepotente orgoglio sono tante.
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