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Lo sport è nudo

All'improvviso lo sport, il re, si scopre nudo.

Chi ci segue sa che il nostro interesse è votato soprattutto a cercare di interpretare le emozioni che ci vengono dal campo, dalla pista, dal parquet, da tutti quei posti dove lo sport esprime se stesso in quanto tale. Tuttavia, come giornale, non ci possiamo esimere dal raccontare anche l'attualità ed il "contorno", cioè tutto quanto ruota intorno allo sport.

Questo lo facciamo a mente fredda, magari trascorso un po' di tempo, perché in questo caso non ci sono da raccontare emozioni, ma quelle che sono negazioni gestionali, e preferiamo farlo senza coinvolgimenti emotivi, in maniera quasi asettica, diventando semplici cronisti cercando di raccontare i fatti nudi e crudi da tutti i punti di vista possibili, in modo che sia il nostro lettore ad avere gli elementi per farsi la giusta opinione. Molto turbinose sono state queste ultime settimane, purtroppo il mondo dello sport si è visto una volta di più inerme e sempre più vulnerabile sotto gli attacchi della follia umana, capace di colpire in maniera indiscriminata e vigliacca le masse di persone che, gioiosamente, si concedono un momento di distrazione ad un concerto o ad una partita di calcio.

L'incalzare degli eventi, però, ha finito per mettere in secondo piano gli attacchi che lo sport sta subendo al suo interno. La storia di una Fifa, il massimo organismo calcistico internazionale, scintillante solo di facciata ma marcia al suo interno, è un fatto noto che sta accompagnando le vicende extra sportive da un po' di tempo. Così come, per restare in ambito calcistico, le tristi vicende nostrane hanno riempito le cronache di questi giorni, facendo sorgere più di un dubbio etico sulle doti morali della governance del calcio italiano, per tacere dei vari scandali scommesse che pendono come una spada di Damocle.

A tutto questo bel panorama si aggiunge lo scandalo che ha colpito la regina delle discipline sportive, l’atletica, prima nel suo organismo di governo, la Iaaf, con le “solite” mazzette e soldi spariti, poi con il doping di stato accertato in Russia, reminiscenze di una politica sportiva che sembrava chiusa e dimenticata con la caduta del Muro di Berlino. Alla fine lo sport si rivela sempre più metafora della vita in tutte le sue storture poiché, come in tutte le cose della vita, esso è gestito dagli uomini, e una volta di più è l'uomo che si dimostra debole e incapace di resistere alle tentazioni che provoca l'esercizio del potere, dimenticando che chi governa, nello sport come nel sociale, dovrebbe fare gli interessi della collettività e non i propri.

La soluzione ci sembra tanto semplice quanto utopistica: occorre azzerare tutto, fare nuove regole e rispettarle, colpire in maniera dura quanti contravvengono ad esse, riuscire ad avere un governo sportivo pulito e disinteressato. Tutto questo potrà sembrare utopia, ma resta l'unico antidoto ad una deriva che sembra davvero senza fine. 

 

 

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