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Adios, Saeta Rubia

I calciofili delle ultime generazioni si godono le prodezze di campionissimi come Cristiano Ronaldo e Lionel Messi. Con periodicità quasi costante salta sempre fuori il quesito su chi sia stato il più forte calciatore di sempre tra Diego Armando Maradona e Pelè.

Molta notorietà dei personaggi sopracitati è dovuta alla capillare ed aumentata diffusione mediatica, che ha portato man mano nel tempo le prodezze di questi campioni dentro casa nostra, a farcele vivere in maniera quasi quotidiana. Campioni il calcio, però, ne ha sfornati anche in periodi in cui gli unici mezzi di informazione erano i giornali, con qualche rara immagine televisiva, rigorosamente in bianco e nero.

Proprio in questo periodo si dipana la parabola calcistica di Alfredo Di Stefano. Molti lo conoscono soprattutto nella sua vecchiaia, osannata icona del Real Madrid, nei Blancos ha conosciuto l’olimpo delle glorie calcistiche, ma Alfredo nasce in Argentina, formandosi calcisticamente nel River Plate, iniziando presto a girare il mondo facendo tappa prima in Colombia, nei Millionarios di Bogotà. Qui vince tre campionati, facendo diventare i colombiani la squadra più grande del loro paese, contribuendo con la sua caratteristica migliore, fare gol con una velocità pressoché sconosciuta all’epoca. Approda, poi, campione ormai in ascesa, voluto direttamente dal Generalissimo Franco, in Spagna, che sarebbe diventata la sua seconda patria, indossando la camiseta blanca del Real Madrid, che sarebbe diventata la sua seconda pelle.

Con la maglia della squadra della capitale iberica vince tutto il possibile, scrivendo la sua leggenda a suon di gol con le cinque vittorie consecutive nella Coppa dei Campioni, manifestazione inventata proprio per esaltare le gesta dei madridisti, condite da due Palloni d’Oro che ne certificano in eterno la leggenda. Stranamente, parlando dell’attualità e dei Mondiali che si stanno concludendo in Brasile, la Saeta Rubia, come era soprannominato per la sua imprendibile velocità, pur avendo vestito le maglie di due nazionali, Argentina e Spagna, non ha mai partecipato alla massima competizione calcistica: una mancanza che non ne offusca la grandezza.

La quale grandezza era riconosciuta dagli stessi Pelè e Maradona, avendo vissuta una vita da gigante prima che gli altri lo diventassero.

 

 

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