Euro discesa
- Lunedì, 03 Dicembre 2018 12:21
- Raffaele Ciccarelli
- 621
Quando nello sport, ma anche nella vita, capitano i momenti bui, generalmente la risalita inizia per piccoli accadimenti che, di per sé, possono sembrare insignificanti, ma che assumono poi una rilevanza determinante nella rinascita.
Un ruolo fondamentale, in questo senso, nel calcio, è rappresentato dai sorteggi di un girone, e non parliamo ovviamente di un campionato, ma di un torneo breve, una Coppa o una competizione per Nazionali.
Molti lo hanno riletto con il senno di poi, ma fu chiaro subito, quando furono sorteggiati i girone per le qualificazioni ai mondiali di Russia 2018, che per gli Azzurri non sarebbe stato facile, avendo come concorrente la Spagna e con un solo posto a disposizione per la qualificazione diretta. Se questo fosse stato chiaro da subito, magari avremmo avuto una gestione meno sciagurata e forse noi a qual mondiale saremmo andati, invece non fu letta la difficoltà di quel sorteggio e il risultato è stato non qualificarci per quella competizione.
Un trauma, in un Paese calcistico come il nostro che ha avuto conseguenze quasi epocali fin dall’establishment del nostro calcio e da cui ci stiamo riprendendo a fatica e lentamente (forse anche troppo, almeno a livello di politica sportiva). Affidata la gestione della squadra a Roberto Mancini, dal punto di vista tecnico ci stiamo ricostruendo come ha dimostrato anche la buona Nations League disputata, ora il favorevole sorteggio per Euro 2020 ci potrà dare una notevole spinta di positività. Non bisogna fare l’errore di sottovalutare nessun avversario, ma credo che l’urna di Dublino difficilmente avrebbe potuto darci avversari più alla portata di Bosnia Erzegovina, Finlandia, Grecia, Armenia e Liechtenstein.
Considerando che per la fase finale si qualificano due nazionali, si può ben comprendere come l’impegno si presenti abbordabile, ripeto sempre nel rispetto di qualsiasi avversario, perché poi la superiorità, vera o presunta, va dimostrata in campo. Di sicuro dovremo guardarci dal cosiddetto “fuoco amico”. Almeno per quel che riguarda bosniaci e greci, essendo alfieri di queste due squadre Edin Dzeko e Miralem Pjanic per i primi e Kostas Manolas per i secondi. In sede di precedenti storici con queste nazionali, l’avversario che abbiamo affrontato più volte, tredici, è la Finlandia, con cui abbiamo sempre vinto tranne una sconfitta e un pareggio, una volta sola abbiamo perso nei nove confronti con la Grecia, con tre pareggi, detto dell’ovvio en plein di vittorie nelle due volte contro il Liechtenstein, qualche leggera preoccupazione può destare il bilancio contro le altre due.
Con i bosniaci, infatti, abbiamo perso nell’unica amichevole giocata a Sarajevo nel novembre del 1996 (due a uno, marcatore per l’Italia Enrico Chiesa, il cui figliolo si appresta a diventare un alfiere di questa nazionale), mentre con l’Armenia vantiamo una vittoria e un pareggio nei due precedenti in cui abbiamo incrociato le strade. Un sorteggio quindi benevolo per qualificarci ad una competizione che ha visto una inversione di tendenza nei nostri confronti: pur avendo vinto una sola volta questo trofeo (1968) nelle ultime edizioni siamo arrivati spesso in fondo, pur perdendo le finali del 2000 (contro la Francia, due a uno con il Golden gol) e del 2012 (quattro a zero dalla Spagna). Non come un mondiale, ma “più difficile di un Mondiale”.