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Vive la France!

 

È il tricolore blu, bianco e rosso della Francia a svettare alto sul mondiale russo che si chiude.

La Francia ha ragione di una stanca, ma sempre combattiva Croazia, e si laurea per la seconda volta nella sua storia Campione del Mondo.

È stato rispettato il pronostico, i transalpini hanno vinto pur non sciorinando sul campo tutto il talento che possiedono, non dominando nel gioco, ma protagonisti di accelerazioni irresistibili a cui nessun avversario è stato in grado di resistere. Lo stesso è avvenuto in questa finale, in cui i croati hanno messo in campo un gioco più manovrato, ma che nulla hanno potuto quando Kylian Mbappè e Paul Pogba hanno deciso di accelerare, sotto la sapiente regia offensiva di Antoine Griezmann.

I francesi hanno vinto a modo loro, quasi con spocchia, sapendo che nell’arco di una partita sempre avrebbero potuto piazzare il colpo vincente. A differenza della Croazia che, soprattutto quando è iniziata la fase a eliminazione diretta, ha sempre dovuto strappare con i denti il risultato, mettendo in mostra comunque il talento di Luka Modric e Ivan Rakitic, oltre all’efficacia di Mario Mandzukic.

Non è bastato nella finale dove, ad un primo tempo in cui i francesi anche con fortuna si sono trovati in vantaggio, prima con un’autorete di Mandzukic, poi con un rigore di Griezmann dopo il momentaneo pareggio di Ivan Perisic, nella ripresa hanno subito le accelerate di cui sopra, Mbappè e Pogba hanno piazzato l’uno – due vincente e solo la follia di Hugo Lloris, che favoriva il gol di Mandzukic e allungava l’annus horribilis dei portieri, teneva ancora in gioco i balcanici, ma il match era segnato.

Si chiude con i francesi campioni del mondo questa edizione mondiale di Russia 2018, una bella edizione, con risultati mai scontati, con gare sempre in equilibrio, in stadi pieni di tifo ed entusiasmo per il gioco del pallone nella sua competizione più alta. Come sempre alla fine di una manifestazione sportiva così intensa, restano i bilanci, positivi, e le analisi. È stato il primo torneo con il Var, che ha annullato qualsiasi tipo di polemica, del quarto cambio nei supplementari, giusto per citare alcune novità regolamentari.

È stato anche il Mondiale di tante nobili decadute, alcune già in partenza, come l’Italia assente, altre in corso d’opera, come la Germania, presuntuosa e incapace di trovare motivazioni; della caotica Argentina dell’evanescente Leo Messi e dell’improponibile Jorge Sampaoli, di una Spagna che si è complicata la vita da sola e che affronta un ricambio generazionale; del Brasile, che ancora dimostra una fragilità nervosa, retaggio del Mineirazo di quattro anni fa. Sono tante alla fine le immagini che scorrono nella fresca memoria, resta l’orgoglio composto del Giappone, la freschezza del Belgio e la sorpresa Inghilterra, che non riesce ad andare oltre il quarto posto ma eguaglia la sua seconda prestazione di sempre dopo Italia ’90.

La vittoria francese, per tornare ai vincitori, premia il lavoro di Didier Deschamps, che tanto ha imparato sui nostri campi dal punto di vista tattico, ed entra nel ristretto novero di chi ha vinto da giocatore e da allenatore, facendo compagnia a Mario Zagallo e a Franz Beckenbauer.

Alla fine stremati anche noi, abbiamo da fare un’ultima annotazione: in un Mondiale che ha sancito la cacciata di alcuni dei del calcio dall’Olimpo, è probabilmente agli Uomini che dobbiamo rivolgere il nostro sguardo e il nostro pensiero, e allora il nostro Eroe non può essere che Washington Tabarez che, con dignità e forza leonina, combatte contro le avversità della vita senza lasciarsi abbattere da esse, trasmettendo questa forza alla sua intera squadra, alla sua intera nazione, a tutti noi appassionati. Vive la France!

 

 

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