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La Caduta degli Dei

Nel corso della sua lunga storia, iniziata nella sua forma moderna a metà del diciannovesimo secolo, lo sport è diventato pregnante nella nostra vita sociale grazie alla passione dei suoi tifosi e dei suoi praticanti che lo ha costantemente alimentato.

Questa passione, a sua volta, ha tratto linfa vitale dai campioni o dalle squadre cui ha legato il proprio vissuto, elemento simbiotico della vita stessa, su cui riversare emozioni altrimenti annichilite dallo scorrere piatto della umana esistenza.

Un elemento fondamentale lo hanno rappresentato i dualismi, i confronti, l’appassionarsi per l’uno o per l’altro campione, squadra, in un processo identificativo che non conosceva, e non conosce, sosta. Un modo per vedere realizzati i propri sogni, il sentirsi periodicamente il super eroe che la vita non ci ha permesso di essere nella realtà, ma che non può sopprimere nella fantasia.

Venendo al nostro sport, esso ha alimentato se stesso con i confronti, i litigi, su chi fosse più forte tra Gino Bartali e Fausto Coppi; la mitica “staffetta” inventata dal non decisionista Ferruccio Valcareggi per far giocare Sandro Mazzola e Gianni Rivera ha acceso più di un animo a seguito di discussioni roventi alimentate anche dall’amor di squadra; ancora e sempre si discuterà su chi è più forte tra Pelè e Maradona, pur nell’ovvia assurdità di confrontare campioni di epoche diverse, perciò espressioni essi stessi di un calcio diverso. Se non ci fossero questi dualismi, però, probabilmente non esisterebbe nemmeno lo sport, almeno non in una forma così diffusa e popolare.

Il confronto calcistico che è stato terreno di battaglia dell’ultimo decennio è vissuto sul dualismo di due campioni, se non veri e propri fuoriclasse, per fortuna coevi e pertanto effettivamente confrontabili senza fare escursioni nel tempo: Leo Messi e Cristiano Ronaldo. Tralasciamo la anche tediosa e stucchevole lettura dei loro infiniti palmares, che servirebbe solo a santificare e quantificare la loro grandezza, che invece noi sappiamo immensa in virtù delle gesta con cui hanno riempito e riempiono ancora gli stadi dove si esibiscono, concentriamoci un attimo sul loro modo diverso di essere uomini e campioni, non esattamente in quest’ordine e non scissi in queste due loro anime, permeanti i personaggi stessi.

L’uno, dal fisico mingherlino ma dall’estro smisurato, rappresenta forse maggiormente la “normalità”, tutti si possono identificare in Messi proprio per la sua non apparenza di atleta, diventato un fuoriclasse solo grazie all’estro; minore può essere l’accomunarsi a Cristiano Rinaldo, prototipo dell’atleta, con un fisico esplosivo e statuario cui unisce anch’egli il talento donatogli da Madre Natura con un pallone tra i piedi. Entrambi hanno visto, a un certo punto della loro carriera, diventare la Spagna il terreno del loro confronto – scontro, l’uno da sempre nel Barcellona, l’altro al Real Madrid proveniente dal Manchester United.

Qui il confronto è vissuto di fasi alterne portando sugli scudi ora l’uno ora l’altro, a suon di vittorie di Ligas e Champions, con a volte avanti la Pulga, altre CR7, sempre di un’incollatura, a volte un’inezia. Lo scenario, naturalmente, è diventato anche quello delle rispettive Nazionali e dei Mondiali, competizione cui partecipano insieme Argentina e Portogallo. Per la verità qui il confronto si fa un po’ impietoso per Messi, perché egli non solo si trova a dover rintuzzare gli “attacchi” di Ronaldo, ma anche a dover essere messo a confronto con il “Dio del Pallone”, Diego Armando Maradona, indiscusso leader albi celeste e mondiale del calcio, confronto quasi mai retto dal piccolo argentino contemporaneo, per carattere, anche perché Maradona “era” la nazionale del suo paese, per Messi è solo una squadra che rappresenta il suo Paese ed egli un suo giocatore, sia pur il migliore. Diverso il caso di Ronaldo, egli ha rappresentato per il Portogallo quello che fu a suo tempo Eusebio per i lusitani, portandoli anche ad una insperata vittoria al Campionato Europeo di due anni fa.

Quasi come una nemesi sulle ambizioni di entrambi, al Mondiale che si sta svolgendo in Russia entrambi sono usciti agli ottavi di finale, dovendo probabilmente per sempre rinunciare al sogno di diventare i re del mondo. Per Messi forse una liberazione, viste le sofferenze patite per giungere a questo punto di fronte alla Francia del probabilmente nuovo idolo delle folle Kylian Mbappè; per Ronaldo una maledizione, che ha preso la sostanza dell’Uruguay e le sembianze di un campione affermato, Edinson Cavani. Forse, la Storia non poteva scegliere uscieri migliori verso la porta dell’Olimpo che segna, all’unisono, la caduta degli Dei.

 

 

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