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Mentalità vincente

Sono numerosi, contrastanti i sentimenti e i pensieri che si alternano mentre scorrono le immagini della sfida di Champions League tra Roma e Bayern Monaco.

Stupore e impotenza, anzitutto, davanti alla devastante azione dei tedeschi, contro cui quella che questo scorcio iniziale di campionato ha individuato come la squadra più brillante del momento ha potuto fare solo da sparring partner manco si fosse ad un’amichevole di allenamento infrasettimanale. Passato il senso di sbigottimento, rassegnati alla incontestabile superiorità della squadra di Pep Guardiola, inevitabile si fa spazio l’analisi, alla ricerca delle cause che possono aver portato ad una sconfitta di tale proporzione.

Conoscendo un poco l’ambiente romano e romanista, credo che un pizzico di sconsiderata spocchia rasente alla presunzione deve aver attraversato la mente dei giocatori nel preparare questo match. Era capitato lo stesso sette anni fa, quando la vittoria casalinga sul Manchester United, dominatore sul campo anche in inferiorità numerica, portò la squadra allora di Spalletti ad affrontare il match di ritorno pensando di aver già superato i blasonati avversari, finendo invece con il soccombere con il medesimo sette a uno subito in questa partita.

Un inquietante quesito si fa spazio nelle nostre elucubrazioni: ma è di queste proporzioni il divario con il calcio tedesco, e magari inglese e spagnolo, cioè il meglio attualmente in circolazione in Europa? Crediamo di no: il livello del nostro football attualmente non è tra i più elevati, e questo è vero, ma allo stesso tempo non è nemmeno catastrofico come questo risultato potrebbe far rilevare. I giallo rossi hanno pagato la mentalità che in questo momento ci differenzia dagli altri, una fragilità psicologica che probabilmente nessuno si aspettava, evidenti errori di strategia, ma appunto errori di una notte, non certo ascrivibili ad un livello generale. La cosa che ha impressionato più di tutto è stata la mentalità di Robben e compagni, mai paghi, capaci di giocare anche alla fine cercando la via della rete.

Qui dobbiamo imparare per risalire: è nella mentalità con cui andiamo in campo che dobbiamo crescere, pensando sempre e solo a giocare, andando oltre quelle che sono le rivalità di paese. Perché siamo sicuri che molti avranno gioito per questa sconfitta, dimostrando la nostra provincialità, come provinciali sono state le tante polemiche, nemmeno ancora sopite, seguite alla sfida tra Roma e Juventus. Dobbiamo imparare ad andare in campo pensando solo al gioco, dimenticando le beghe e le chiacchiere, dobbiamo andare in campo propositivi e con la personalità di chi sa di avere i mezzi per vincere, ma senza pensare di aver vinto prima di giocare. Poi, il Bayern è una squadra ricca di Storia, e questa conta sempre, tra i bavaresi ci sono tanti campioni che ora fanno la differenza, ma questa è una condizione ciclica, ora tocca a loro come ieri è toccato agli spagnoli e domani, chissà. Alla fine, la sconfitta, complice il pareggio del Manchester City in casa del Cska di Mosca, cambia nulla nell’economia della classifica del girone, resta la figuraccia epocale, speriamo di trarne gli insegnamenti per crescere affinché il domani sia di nuovo nostro.

 

 

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