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Quando il silenzio è d'oro

Una premessa è doverosa: sarebbe facile e semplicistico attaccare Rafa Benitez su determinati argomenti ora, dopo che il suo Napoli ha malamente perso contro il Chievo.

È d’obbligo, perciò, sgomberare il campo da qualsiasi dubbio: contro i clivensi, questa volta la sfortuna ha giuocato un ruolo importante, tra occasioni mancate, parate del portiere (l’ottimo Bardi) e rigori sbagliati. Quindi la nostra opinione in questo articolo non è influenzata da quel risultato. Il motivo che mi spinge a scrivere è la conferenza stampa che Benitez ha tenuto alla vigilia del match che ha instillato un fastidioso tarlo che solo la scrittura e l’esternazione può rimuovere. Quello che ha disturbato, delle parole dello spagnolo, è l’attacco, mellifluo ma deciso e preciso, alla stampa napoletana, rea di destabilizzare l’ambiente facendosi influenzare da quanto scrivono i giornali del nord. Qui sta il nocciolo del disturbo: la categoria dei giornalisti campani è composta da molti che, caritatevolmente, possono essere definiti “giornalai”, che spesso scrivono corbellerie senza fondamento. Sarebbe un discorso troppo ampio quello di ricercarne le cause della loro esistenza, dall’informazione che ormai è diventata alla portata di tutti ai giornali che non operano selezioni di qualità, pur di riempire le pagine. Cialtroni, però, si trovano in tutte le categorie, non solo tra gli operatori della comunicazione, di sicuro noi al sud non abbiamo bisogno di seguire nessuno: io, come la maggior parte dei miei colleghi, ritengo di scrivere in piena onestà, magari sbagliando, ma senza il bisogno di seguire queste o quella opinione altrui per il gusto di destabilizzare. Se sbagliamo, e possiamo sbagliare, lo facciamo da soli, seguendo le nostre idee, e felici di poter ammettere l’errore o il cambiamento, quando c’è. Ci dispiace che un professionista inappuntabile quale riteniamo il buon Benitez si sia lasciato trascinare nell’opinione di chi ci taccia di “prostituzione intellettuale”, ma egli stesso, con le dichiarazioni che ha fatto in merito alla campagna acquisti, definita “fantastica” secondo i canonici parametri imposti dalla società, sfruttamento dei diritti di immagine, età e tetto d’ingaggio, ci è sembrato almeno troppo “aziendalista”, lui sì guidato da altrui direttive. Felici di essere smentiti.

 

 

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